Scrivere il futuro

Scrivere il futuro

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Possiamo superare l’incertezza che grava su di noi e sul futuro? L’inquietudine che contraddistingue le nostre vite non è epistemologica, ma ontologica: a partire da questa constatazione Bauman traccia la grammatica del nostro tempo, caratterizzata da parole quali “probabilità”,“instabilità”, “turbolenza”. Eppure, l’imprevedibile che permea la realtà in cui viviamo non è solo negativo: ciascuno di noi può scrivere il futuro secondo i propri desideri. Bauman attraversa le questioni più urgenti della contemporaneità: migrazione, diaspora, assimilazione, multicentrismo, estraneità, mixofilia e mixofobia. In un confronto serrato con la comunicazione tecnologica e la globalizzazione, il sociologo polacco dialoga con grandi figure dei secoli scorsi quali Laplace, Havel e Prigogine, convocandoci a fare la storia come insegnava Antonio Gramsci.

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Sull'autore

Zygmunt Bauman

(Poznań, 19 novembre 1925 – Leeds, 9 gennaio 2017) Sociologo e filosofo polacco di origine ebraica, dopo l’invasione nazista si rifugiò in Urss, da cui dovette nuovamente emigrare per via delle purghe antisemite. Dal 1971 al 1990 ha insegnato Sociologia all’Università di Leeds. Nella sua vasta produzione ha sviluppato soprattutto il rapporto fra modernità e totalitarismo (in particolare la Shoah) e fra moderno e post-moderno, coniando il nuovo concetto di «società liquida». Fra le sue pubblicazioni più significative: Globalizzazione e glocalizzazione (2005), Modernità e Olocausto (2010), Modernità liquida (2011) e Sesto potere. La sorveglianza nella modernità liquida (2014). Per Castelvecchi è già uscito, all’interno della collana Irruzioni, Scrivere il futuro (2016).

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