Marco Aurelio e la fine del mondo antico

Marco Aurelio e la fine del mondo antico

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Scritto nel 1881, come parte del più ampio progetto di una storia delle origini del Cristianesimo, il racconto della vita di Marco Aurelio assume le forme di una profonda riflessione sui concetti di giustizia e tolleranza e del loro rapporto con lo sviluppo politico e sociale dell’uomo. La Roma imperiale riproduce quella tensione tra il pensiero filosofico e l’idea religiosa, il tema a cui Ernest Renan ha dedicato gran parte dei suoi studi. Marco Aurelio, fedele alle tradizioni della società romana, non fermò la persecuzione dei cristiani, di cui mal tollerava la spiritualità astratta e irrazionale. Tuttavia fu un «mite persecutore», che non riuscì ad arrestare lo sviluppo ormai incontenibile della nuova religione e dell’istituzione che la sosteneva. Unendo la ricerca storica a profonde considerazioni di carattere filosofico e teologico, Renan descrive con grande chiarezza l’evoluzione parallela di Impero e Chiesa, in una rivalità costante e inconciliabile, che non riesce a trovare una composizione pacifica.

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Sull'autore

Ernest Renan

(Tréguier, 1823 – Parigi, 1892) È stato uno degli scrittori più letti nella seconda metà dell’Ottocento. Abbandonata poco più che ventenne la carriera ecclesiastica, si dedicò alla Storia delle religioni e in particolare del cristianesimo. Grande successo ebbe, in questo campo, la sua Vita di Gesù. Con Che cos’è una nazione? si affermò come uno dei maggiori teorici del principio di nazionalità.

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