Nel 1937 Simone Weil decide di visitare l’Italia, perché, come scrive ai suoi genitori, «quando si è veramente sognato una cosa, bisogna finire per farla: questa è la mia morale». Per la giovane filosofa il viaggio è una tregua, che segue le dure esperienze del lavoro in fabbrica e della Guerra Civile spagnola, ma anche ispirazione di alcune fondamentali intuizioni: la nozione di forza come chiave interpretativa della storia dell’Occidente, l’interesse per la filosofia e la tragedia greca, di cui traduce numerosi brani per l’amico Jean Posternak, la riflessione sulla bellezza come elemento di mediazione tra realtà umana e realtà divina. Accompagnando analisi e ricostruzioni narrative alle lettere di Simone Weil, questo libro ci aiuta a comprendere in che modo il breve soggiorno in Italia si sia rivelato uno snodo fondamentale nella sua vita e nell’evoluzione del suo pensiero.
Dettagli libro
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Editore
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Lingua
Italiano -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
144 -
A cura di
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Traduttore
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Collana
Sull'autore
Simone Weil
Scritto durante l’esilio londinese, il saggio muove da una riflessione critica sulla parola “persona” che aveva fondato la corrente del personalismo di Emmanuel Mounier. Il testo è però molto più che l’espressione di una rivendicazione semantica: è una luminosa meditazione filosofica sulla nozione di “diritto”, di “democrazia”, di “giustizia”, di “male” e di “bellezza”. Weil riflette sul fondo nascosto, impersonale, di ciascuno di noi, da cui risale la domanda: «Perché mi si fa del male?», l’unica in grado di dare fondamento al rispetto dovuto a ogni essere umano e alla sua esigenza di giustizia. Il «grido muto» che riaffiora in queste pagine, nella sua semplice immediatezza, smantella i cardini dell’intera riflessione politica dell’Occidente: il primato dei diritti individuali, il culto delle idee astratte, il predominio del linguaggio razionale su qualsiasi altro.