John Stockton lascia il lavoro da giornalista e la sua famiglia, stanco della «vita che conduce a contar fandonie alla nazione e a gironzare per i salotti colla moglie intellettuale e romanziera». È deciso a non lasciare più tracce dietro di sé e, dopo aver viaggiato verso sud seguendo il corso del Mississippi, cambia nome in Bruce Dudley e inizia a lavorare in fabbrica. È alla ricerca di una vita diversa, libera dalle costrizioni dell’uomo borghese, per recuperare quell’innocenza che – nei suoi pensieri – l’uomo bianco ha irrimediabilmente perduto. In questa odissea di un americano qualunque, ai ricordi e alle riflessioni del narratore si uniscono gli echi della liberazione dei costumi sessuali degli anni Venti e insieme della lettura dell’Ulisse joyciano da parte dell’autore. Unico best seller di Sherwood Anderson quando era ancora in vita, considerato tra i suoi libri più discussi – Hemingway ne fece addirittura una parodia in Torrenti di primavera, motivo per il quale ruppe i rapporti con la sua mentore Gertrude Stein –, Riso nero torna oggi in libreria nella splendida traduzione d’autore di Cesare Pavese.
Dettagli libro
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Editore
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
256 -
Autore della prefazione
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Traduttore
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Collana
Sull'autore
Sherwood Anderson
Nato a Camden (Ohio) nel 1876 in una famiglia di modeste origini, svolse fin da bambino svariati lavori. Fu operaio, soldato nella guerra ispano-americana e poi giornalista. Dell’autore, Elliot ha pubblicato il romanzo Molti matrimoni (2018) e il racconto lungo L’uomo che diventò donna (2019). Morì a Panama nel 1941.