Montaigne

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In fuga dagli orrori della guerra e dalla persecuzione nazista, Stefan Zweig rilegge e commenta il grande filosofo francese Michel de Montaigne (1533-1592). In un momento di profonda afflizione, ripercorrere la vita dell’autore dei Saggi rappresenta per Zweig la strada verso la liberazione interiore; ciò che di Montaigne lo affascina maggiormente, infatti, è la determinazione cosciente e costante a mantenere integra la propria autonomia di pensiero in un’età tumultuosa e in una società nella quale brutalità e servilismo dilagano. Incompiuto, pubblicato postumo e qui tradotto per la prima volta in italiano, Montaigne è una biografia a cavallo tra ricostruzione storica e analisi psicologica, scritta con l’entusiasmo di un umanista solitario che riconosce in Montaigne il modello perfetto di saggezza. Pur senza dettare dogmi, precetti, leggi o sistemi, Montaigne rivela a Zweig come trovare se stessi dentro ogni cosa e ogni cosa dentro se stessi. Il suo prezioso avvertimento è di non affannarsi nell’ambizione e non farsi trasportare dalle passioni del mondo, perché il vero traguardo è vivere non una vita qualunque, ma la propria vita.

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Sull'autore

Stefan Zweig

(Vienna, 1881 – Petrópolis, 1942) È stato uno degli scrittori più popolari del primo Novecento. Nel 1934, dopo che le sue opere furono bruciate nei roghi nazisti, lasciò l’Austria per trasferirsi a Londra, poi a New York e infine a Petrópolis. Per Castelvecchi, che sta curando la riedizione dei suoi lavori, sono già apparse, tra le altre, le biografie Balzac, Maria Antonietta, Dostoevskij, Casanova, Freud e Cicerone.

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