Le nove vite di Steve Winwood Dalla British Invasion al duemila

Le nove vite di Steve Winwood

Dalla British Invasion al duemila

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Ben pochi, o forse lui soltanto, hanno attraversato la storia della musica inglese con tre gruppi epocali come lo Spencer Davis Group (1963-1967), i Traffic (1967-1974) e i Blind Faith (1969). Steve Winwood è senza dubbio una delle figure di maggior talento, eleganza e visione che il pop abbia mai partorito. Ragazzo prodigio nello Spencer Davis Group (co-autore di un grande classico come Gimme Some Lovin’ alla tenera età di 18 anni), leader dei Traffic e mattatore nei Blind Faith, resta anche in seguito da solista un autore ricco di inventiva, un versatile polistrumentista, intrattenitore di lusso, musicista provetto, abilissimo nel giocare su più tavoli. Concede poco a chi sogna genialoidi impennate ma le sue canzoni sono sempre coinvolgenti, talvolta levigate ma di grande spessore. Il suo è l’universo di un musicista tra i più completi e fertili nel panorama del rock internazionale con quell’organo Hammond suonato con rara maestria e quella voce inossidabile da “negro bianco” che ha saputo fondere con naturalezza il soul black e il rock white. Le nove vite di Steve Winwood ripercorre l’intera, fluviale carriera dell’artista, oggi splendido settantenne amato e riverito da ogni collega e da tutti i veri appassionati di musica.

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Sull'autore

Pasquale Boffoli

Barese, giornalista freelance e cantante/armonicista in vari gruppi, ha scritto per numerose webzine, tra cui Ondarock, MusicLetter e CoolClub. È autore dei volumi Bari Rock Days (2016) e Distorsioni sonore del terzo Millennio (2019). Ha diretto il premiato webmagazine Distorsioni fino al 2019 e ora scrive per Frastuoni.it.

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