Il magico recinto Roma nella narrativa straniera tra Ottocento e Novecento

Il magico recinto

Roma nella narrativa straniera tra Ottocento e Novecento

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Il rapporto degli scrittori stranieri con la Roma postunitaria fu problematico: si trattava di creare personaggi moderni e farli muovere in una città leggendaria, fino ad allora argomento di poemi e tragedie, dove il tempo era fermo alle rovine dell’Impero e al Seicento barocco. Una sfida non sempre vittoriosa per questi autori, i cui personaggi, infatti, nutrono spesso sentimenti alterni di rifiuto e amore. Gli scrittori inglesi (Dickens Thackeray, Eliot) si armarono di understatement; gli americani opposero alla Città Eterna la purezza della loro terra oppure, come James, la elessero città dell’anima; la vicinanza linguistica e geografica rese meno problematico il contatto dei francesi (Goncourt, Zola, Bourget, Stendhal, Sand ecc.), che guardarono anche agli aspetti sociali e psicologici. Dopo l’Unità, il viaggiatore diventa turista, speculatori e politicanti diventano i protagonisti dei romanzi. Roma riduce man mano il suo potere e valore simbolico, e ospita una fauna cosmopolita quanto irriverente, che non vive i monumenti ma li usa come fondale a effetto. Il magico recinto racconta per la prima volta la drammatica evoluzione dell’idea di Roma nel vissuto e nell’immaginario letterario internazionale.

Dettagli libro

  • Editore

  • Lingua

    Italiano
  • Data di pubblicazione

  • Numero di pagine

    416
  • Collana

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