Dai serpenti di Wuhan alle aragoste di Portofino

Dai serpenti di Wuhan alle aragoste di Portofino

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È ormai accertato che il contagio da Covid-19 sia partito da un mercato di Wuhan dove si vende carne di animali selvatici, per questo diventato famosissimo. Quando foto e video sono iniziati a circolare nel mondo occidentale, il mercato è apparso a molti come una sorta di girone dell’inferno: l’assenza di ogni standard igienico, la crudeltà con cui vengono trattati gli animali vivi, la convivenza ravvicinata in spazi ristretti tra uomo e creature selvatiche. Francesco De Filippo compie un’analisi sul rapporto storico tra l’uomo e l’animale, che risale alla durissima civiltà contadina, mettendo a confronto due modelli che oggi appaiono agli antipodi. Ma se di mercati come quello di Wuhan è punteggiato tutto il Sud-Est asiatico, oltre che Paesi come India e Pakistan, non vuol dire che le stesse pratiche siano sconosciute all’Occidente. Una generazione fa, in Italia e in Europa l’allevamento degli animali e le modalità di vendita e consumo delle loro carni erano identiche a quelle orientali. E anche oggi, l’Italia e l’Europa non hanno poi molto da insegnare in materia di rispetto della vita animale.

Dettagli libro

  • Editore

  • Testo originale

  • Lingua

    Italiano
  • Data di pubblicazione

  • Numero di pagine

    27
  • Collana

Sull'autore

Francesco De Filippo

Direttore dell’Ansa del Friuli Venezia Giulia, è stato corrispondente per «Il Sole 24 Ore». Il suo esordio in narrativa, Una storia anche d’amore (2001), ha vinto il premio Cypraea, è entrato in cinquina per il Premio Berto ed è stato finalista al Premio Arezzo. L’affondatore di gommoni (2004) è stato tradotto in Repubblica Ceca e in Francia, dove è stato selezionato per il Supercampiello Europa e per il prestigioso premio Polar. Con Castelvecchi ha pubblicato i saggi Il dragone rampante. 182 voci del potere cinese (2016), La nuova Via della Seta. Voci italiane sul progetto globale cinese (2019) e il romanzo Le visioni di Johanna (2019).

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