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In questa opera l’autore dialoga con il figlio Lion, morto a ventun anni per una meningite fulminante, trascinandoci nel racconto di un dolore inconcepibile narrato con infinito pudore, eleganza e, non ultimo, un sottile senso dello humour. Ci accompagna la voce benevola di Lion che, mentre assiste al dolore dei genitori, fa riaffiorare i ricordi della vita passata, cercando di incoraggiarli nell’affrontare la vita che li attende. Ex anarchico, ex sessantottino, rigorosamente ateo, Michel Rostain lascia aperti tutti gli interrogativi che appartengono alla morte, riuscendo mirabilmente a mantenere l’equilibrio tra descrivere il più grande dolore che sia dato di provare agli uomini, la perdita di un figlio, e la consapevolezza di consegnare la propria esperienza ai lettori tramite un romanzo privo di retorica o compiacimento ma pieno d’amore per la vita.

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