22 marzo 1999. Appena rientrato a casa dal funerale di Irene, l’amore tormentato della sua giovinezza rivoluzionaria, Massimo Gare riceve un pacco contenente un diario. Sulla copertina, una richiesta: «Leggilo nel 2019» ha scritto Irene. Sono passati vent’anni. Massimo, divenuto imprenditore di successo, ha rispettato la richiesta di Irene. Finalmente scopre i motivi del suicidio e che Irene ha lasciato una figlia. Si chiama Virna, e Irene vuole che lui la conosca. Quando riesce a incontrarla, viene introdotto in un gruppo di suprematisti dell’ecologia, il cui obiettivo è la demolizione degli orrori architettonici per fare spazio al ritorno della natura. Quasi senza volerlo, Massimo ne diventa il mentore. Sullo sfondo della città di Ivrea – un tempo Città dell’Utopia di Adriano Olivetti –, devastata dagli incendi e dal crollo dei ponti sulla Dora Baltea, in un paesaggio spettrale in cui la popolazione si arrabatta a passare da un lato all’altro del fiume con ponti tibetani e carrucole a pagamento, il cerchio si stringe intorno a Massimo, con un ministro che ha troppi scheletri nell’armadio per sopportarne l’esistenza e due donne che vengono incaricate di stanarlo e ucciderlo senza lasciare tracce.
Dettagli libro
-
Editore
-
Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Data di pubblicazione
-
Numero di pagine
288 -
Collana
Sull'autore
Marco Biaz
Nato a Ivrea nel 1964, ha iniziato a lavorare a quindici anni ed è stato più volte licenziato per non aver accettato di smettere di studiare. Ha vissuto a Londra negli anni Ottanta e Novanta. Finiti gli studi universitari ha girato il mondo in solitaria e ha iniziato a scrivere. Alcuni suoi lavori sono stati notati e pubblicati da iQuindici della Wu Ming Foundation. Nel 2007 ha pubblicato il suo primo romanzo, Trecentomila (Giraldi), seguito da Fuga dal monsone (Gingko, 2008), Che te lo dico a fare (Miraggi, 2011) e Coincidenze (Elliot, 2018).